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Tumore al seno triplo negativo, le nuove opzioni di terapia e le strategie future

Un lavoro promosso e guidato da ricercatori di Fondazione Michelangelo e Fondazione Gianni Bonadonna delinea lo stato dell’arte delle cure del tumore al seno triplo negativo

Il tumore al seno triplo negativo è stato a lungo considerato uno dei tumori dalla prognosi più sfavorevole per la sua eterogeneità e anche per la scarsità di terapie efficaci. Tuttavia, oggi il paesaggio terapeutico è cambiato grazie agli avanzamenti della ricerca: le nuove opzioni di cura e le opportunità per un intervento personalizzato sono state discusse in una review appena pubblicata su Nature Reviews – Clinical Oncology (https://www.nature.com/articles/s41571-021-00565-2), firmata dai ricercatori Giampaolo Bianchini e Luca Licata (IRCCS Ospedale San Raffaele), Carmine De Angelis (Università Federico II di Napoli) e Luca Gianni (Presidente Fondazione Gianni Bonadonna). Giampaolo Bianchini riveste anche il ruolo di responsabile degli studi traslazionali di Fondazione Michelangelo.

«Il tumore triplo negativo rappresenta la forma più aggressiva di neoplasia mammaria. Per anni, l’unico trattamento disponibile è stata la chemioterapia», spiega Giampaolo Bianchini responsabile del gruppo mammella nel Dipartimento di Oncologia Medica dell’Ospedale San Raffaele di Milano. «In questo lavoro abbiamo descritto come anni di ricerca abbiano portato a comprendere l’eterogeneità di questo tumore, rendendo disponibili molteplici nuove opzioni terapeutiche quali l’immunoterapia, i PARP inibitori e gli anticorpi coniugati con chemioterapici. Inoltre, abbiamo descritto nuove strategie terapeutiche all’orizzonte». Nel dettagliato lavoro, Bianchini e i colleghi sottolineano come il miglioramento della comprensione delle interazioni fra le cellule tumorali e il loro microambiente indichi la necessità di adottare una nuova visione del tumore triplo negativo come un ‘ecosistema’, in cui c’è una co-evoluzione del tumore e del microambiente immunitario dalle prime fasi di malattia al tumore metastatico. Una co-evoluzione che è accompagnata da profondi cambiamenti nelle dinamiche delle cellule immunitarie, tali da spiegare anche la varietà di risposte all’uso degli inibitori dei checkpoint immunitari; le tante, nuove sperimentazioni tuttora in corso che stanno testando diversi approcci di combinazioni di questi farmaci potranno perciò dare nuove indicazioni per migliorare l’efficacia dell’immunoterapia nel tumore al seno triplo negativo.

La chemioterapia resta il trattamento di riferimento, sebbene rimangano da chiarire elementi come l’uso ottimale dei farmaci a base di platino o la capecitabina come terapia post-neoadiuvante; tuttavia, la review sottolinea anche come nuove terapie a target molecolare come i PARP inibitori o gli anticorpi coniugati con chemioterapici siano ormai opzioni consolidate, mentre una valutazione più precisa dell’ecosistema immunitario e tumorale potrà aiutare a utilizzare al meglio l’immunologia di precisione e realizzare l’obiettivo di impiegare l’immunoterapia anche in questo tipo di tumore. «Lo scenario terapeutico attuale è solo la punta dell’iceberg, migliaia di nuovi composti e combinazioni sono già in sviluppo. Il passaggio di queste terapie sperimentali nella pratica clinica è una sfida entusiasmante e tuttora in corso», concludono gli autori.

Tumore al seno triplo negativo, le nuove opzioni di terapia e le strategie future

Un lavoro promosso e guidato da ricercatori di Fondazione Michelangelo e Fondazione Gianni Bonadonna delinea lo stato dell’arte delle cure del tumore al seno triplo negativo

Il tumore al seno triplo negativo è stato a lungo considerato uno dei tumori dalla prognosi più sfavorevole per la sua eterogeneità e anche per la scarsità di terapie efficaci. Tuttavia, oggi il paesaggio terapeutico è cambiato grazie agli avanzamenti della ricerca: le nuove opzioni di cura e le opportunità per un intervento personalizzato sono state discusse in una review appena pubblicata su Nature Reviews – Clinical Oncology (https://www.nature.com/articles/s41571-021-00565-2), firmata dai ricercatori Giampaolo Bianchini e Luca Licata (IRCCS Ospedale San Raffaele), Carmine De Angelis (Università Federico II di Napoli) e Luca Gianni (Presidente Fondazione Gianni Bonadonna). Giampaolo Bianchini riveste anche il ruolo di responsabile degli studi traslazionali di Fondazione Michelangelo.

«Il tumore triplo negativo rappresenta la forma più aggressiva di neoplasia mammaria. Per anni, l’unico trattamento disponibile è stata la chemioterapia», spiega Giampaolo Bianchini responsabile del gruppo mammella nel Dipartimento di Oncologia Medica dell’Ospedale San Raffaele di Milano. «In questo lavoro abbiamo descritto come anni di ricerca abbiano portato a comprendere l’eterogeneità di questo tumore, rendendo disponibili molteplici nuove opzioni terapeutiche quali l’immunoterapia, i PARP inibitori e gli anticorpi coniugati con chemioterapici. Inoltre, abbiamo descritto nuove strategie terapeutiche all’orizzonte». Nel dettagliato lavoro, Bianchini e i colleghi sottolineano come il miglioramento della comprensione delle interazioni fra le cellule tumorali e il loro microambiente indichi la necessità di adottare una nuova visione del tumore triplo negativo come un ‘ecosistema’, in cui c’è una co-evoluzione del tumore e del microambiente immunitario dalle prime fasi di malattia al tumore metastatico. Una co-evoluzione che è accompagnata da profondi cambiamenti nelle dinamiche delle cellule immunitarie, tali da spiegare anche la varietà di risposte all’uso degli inibitori dei checkpoint immunitari; le tante, nuove sperimentazioni tuttora in corso che stanno testando diversi approcci di combinazioni di questi farmaci potranno perciò dare nuove indicazioni per migliorare l’efficacia dell’immunoterapia nel tumore al seno triplo negativo.

La chemioterapia resta il trattamento di riferimento, sebbene rimangano da chiarire elementi come l’uso ottimale dei farmaci a base di platino o la capecitabina come terapia post-neoadiuvante; tuttavia, la review sottolinea anche come nuove terapie a target molecolare come i PARP inibitori o gli anticorpi coniugati con chemioterapici siano ormai opzioni consolidate, mentre una valutazione più precisa dell’ecosistema immunitario e tumorale potrà aiutare a utilizzare al meglio l’immunologia di precisione e realizzare l’obiettivo di impiegare l’immunoterapia anche in questo tipo di tumore. «Lo scenario terapeutico attuale è solo la punta dell’iceberg, migliaia di nuovi composti e combinazioni sono già in sviluppo. Il passaggio di queste terapie sperimentali nella pratica clinica è una sfida entusiasmante e tuttora in corso», concludono gli autori.