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Olaparib nel tumore mammario metastatico HER-2 negativo con mutazioni di BRCA

Olaparib aumenta in maniera significativa la sopravvivenza libera da progressione di malattia rispetto alla chemioterapia, soprattutto in prima linea

L’inibitore di PARP olaparib è efficace e comporta un vantaggio significativo nella sopravvivenza a lungo termine in pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-negativo con mutazione BRCA: lo dimostra lo studio di follow-up esteso OlympiAD recentemente pubblicato sull’European Journal of Cancer.
Olaparib in terapia adiuvante ha già mostrato efficacia, con una sopravvivenza libera da malattia invasiva o a distanza significativamente più lunga rispetto al placebo, in pazienti con tumore mammario in fase iniziale HER2-negativo ad alto rischio con varianti di BRCA1 o BRCA2, nello studio di fase 3 OlympiA; ha anche prolungato significativamente la sopravvivenza libera da progressione di malattia rispetto al trattamento chemioterapico scelto dal medico in pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-negativo con mutazioni di BRCA, come mostrato nello studio OlympiAD. Nel nuovo studio OlympiAD di follow-up esteso, le pazienti che avevano ricevuto meno di due linee di chemioterapia per malattia metastatica sono state randomizzate 2:1 a olaparib o al trattamento chemioterapico scelto dal medico; la sopravvivenza globale è stata quindi analizzata ogni 6 mesi. Nella popolazione complessiva di 302 pazienti, la sopravvivenza globale mediana è stata di 19,3 mesi per olaparib e 17,1 mesi per la chemioterapia e la sopravvivenza a tre anni è stata rispettivamente del 27,9% contro il 21,2%; nel carcinoma mammario metastatico in prima linea, la sopravvivenza globale mediana è stata più lunga per olaparib rispetto alla chemioterapia (22,6 vs 14,7 mesi) e la sopravvivenza a tre anni è stata rispettivamente del 40,8% rispetto al 12,8%, senza nuovi eventi avversi gravi correlati a olaparib. «Un sottogruppo (8,8%) di pazienti ha ricevuto il trattamento con olaparib per almeno 3 anni: questi risultati sono coerenti con l’evidenza di risposte prolungate a olaparib nel trattamento del carcinoma ovarico», notano gli autori. «L’osservazione che il 40,8% delle pazienti trattate con olaparib senza una precedente chemioterapia per carcinoma mammario metastatico fossero vive a 3 anni, rispetto al 12,8% nel braccio trattato con chemioterapia, aumenta la possibilità di un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza globale per alcune pazienti trattate con olaparib nel setting di prima linea per carcinoma mammario metastatico. Questi risultati dovrebbero essere esaminati in ulteriori studi, compresi quelli in real world», concludono gli autori.

Olaparib nel tumore mammario metastatico HER-2 negativo con mutazioni di BRCA

Olaparib aumenta in maniera significativa la sopravvivenza libera da progressione di malattia rispetto alla chemioterapia, soprattutto in prima linea

L’inibitore di PARP olaparib è efficace e comporta un vantaggio significativo nella sopravvivenza a lungo termine in pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-negativo con mutazione BRCA: lo dimostra lo studio di follow-up esteso OlympiAD recentemente pubblicato sull’European Journal of Cancer.
Olaparib in terapia adiuvante ha già mostrato efficacia, con una sopravvivenza libera da malattia invasiva o a distanza significativamente più lunga rispetto al placebo, in pazienti con tumore mammario in fase iniziale HER2-negativo ad alto rischio con varianti di BRCA1 o BRCA2, nello studio di fase 3 OlympiA; ha anche prolungato significativamente la sopravvivenza libera da progressione di malattia rispetto al trattamento chemioterapico scelto dal medico in pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-negativo con mutazioni di BRCA, come mostrato nello studio OlympiAD. Nel nuovo studio OlympiAD di follow-up esteso, le pazienti che avevano ricevuto meno di due linee di chemioterapia per malattia metastatica sono state randomizzate 2:1 a olaparib o al trattamento chemioterapico scelto dal medico; la sopravvivenza globale è stata quindi analizzata ogni 6 mesi. Nella popolazione complessiva di 302 pazienti, la sopravvivenza globale mediana è stata di 19,3 mesi per olaparib e 17,1 mesi per la chemioterapia e la sopravvivenza a tre anni è stata rispettivamente del 27,9% contro il 21,2%; nel carcinoma mammario metastatico in prima linea, la sopravvivenza globale mediana è stata più lunga per olaparib rispetto alla chemioterapia (22,6 vs 14,7 mesi) e la sopravvivenza a tre anni è stata rispettivamente del 40,8% rispetto al 12,8%, senza nuovi eventi avversi gravi correlati a olaparib. «Un sottogruppo (8,8%) di pazienti ha ricevuto il trattamento con olaparib per almeno 3 anni: questi risultati sono coerenti con l’evidenza di risposte prolungate a olaparib nel trattamento del carcinoma ovarico», notano gli autori. «L’osservazione che il 40,8% delle pazienti trattate con olaparib senza una precedente chemioterapia per carcinoma mammario metastatico fossero vive a 3 anni, rispetto al 12,8% nel braccio trattato con chemioterapia, aumenta la possibilità di un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza globale per alcune pazienti trattate con olaparib nel setting di prima linea per carcinoma mammario metastatico. Questi risultati dovrebbero essere esaminati in ulteriori studi, compresi quelli in real world», concludono gli autori.