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Atezolizumab e carboplatino nel tumore alla mammella lobulare metastatico

Il trial GELATO dimostra la fattibilità di studi specifici nel tumore mammario lobulare invasivo e indica una promettente attività antitumorale con il blocco di PD-L1 e il carboplatino

Nello studio di fase II GELATO pazienti con carcinoma mammario lobulare invasivo, il secondo sottotipo istologico più comune di tumore della mammella, sono state trattate con atezolizumab e carboplatino, dimostrando la fattibilità di studi specificamente progettati per i bisogni clinici di questa popolazione di pazienti. I risultati, recentemente pubblicati su Nature Cancer, hanno anche dimostrato una promettente attività antitumorale per la combinazione dei due farmaci.

Nonostante la frequenza del carcinoma mammario lobulare invasivo, gli studi clinici specifici mancano. La ricerca traslazionale ha rivelato un sottogruppo di carcinoma mammario lobulare invasivo correlato al sistema immunitario e nei modelli murini è stata osservata una sinergia tra il blocco del checkpoint immunitario e il platino. Il trial GELATO ha perciò trattato 23 pazienti con carcinoma mammario lobulare invasivo con carboplatino, come induzione immunitaria, una volta alla settimana per 12 settimane e atezolizumab per il blocco di PD-L1 tre volte a settimana, dalla terza settimana fino alla progressione di malattia. Quattro pazienti, pari al 17%, hanno avuto una risposta parziale e 2 hanno avuto una malattia stabile, con un tasso di beneficio clinico del 26%; di queste sei pazienti, quattro avevano un carcinoma mammario lobulare invasivo triplo negativo. Mentre il carboplatino da solo non ha portato a cambiamenti significativi nella composizione delle cellule immunitarie, l’aggiunta di un anti-PD-L1 ha indotto un aumento dell’infiltrazione delle cellule T CD8+ e una maggiore espressione delle firme geniche immuno-correlate. «Lo studio GELATO è il primo studio clinico condotto specificamente in pazienti con carcinoma mammario lobulare invasivo che sia basato su un’ipotesi fondata su dati preclinici e traslazionali», scrivono gli autori. «Si tratta di uno studio clinico specifico per il carcinoma mammario lobulare invasivo metastatico, un sottotipo di carcinoma mammario difficile da trattare, che dimostra come la combinazione di carboplatino e anti-PD-L1 induca risposte cliniche e immunologiche in un sottogruppo di pazienti con questo tipo di tumore. La maggior parte delle risposte è stata osservata in pazienti con carcinoma mammario lobulare invasivo triplo negativo, evidenziando che le pazienti con carcinoma mammario triplo negativo dovrebbero essere considerate per un trattamento che preveda il blocco del checkpoint immunitario indipendentemente dal sottotipo istologico. Il nostro lavoro apre perciò la strada a studi clinici specifici per il carcinoma mammario lobulare invasivo che sono da ritenere molto necessari», concludono gli autori.

Atezolizumab e carboplatino nel tumore alla mammella lobulare metastatico

Il trial GELATO dimostra la fattibilità di studi specifici nel tumore mammario lobulare invasivo e indica una promettente attività antitumorale con il blocco di PD-L1 e il carboplatino

Nello studio di fase II GELATO pazienti con carcinoma mammario lobulare invasivo, il secondo sottotipo istologico più comune di tumore della mammella, sono state trattate con atezolizumab e carboplatino, dimostrando la fattibilità di studi specificamente progettati per i bisogni clinici di questa popolazione di pazienti. I risultati, recentemente pubblicati su Nature Cancer, hanno anche dimostrato una promettente attività antitumorale per la combinazione dei due farmaci.

Nonostante la frequenza del carcinoma mammario lobulare invasivo, gli studi clinici specifici mancano. La ricerca traslazionale ha rivelato un sottogruppo di carcinoma mammario lobulare invasivo correlato al sistema immunitario e nei modelli murini è stata osservata una sinergia tra il blocco del checkpoint immunitario e il platino. Il trial GELATO ha perciò trattato 23 pazienti con carcinoma mammario lobulare invasivo con carboplatino, come induzione immunitaria, una volta alla settimana per 12 settimane e atezolizumab per il blocco di PD-L1 tre volte a settimana, dalla terza settimana fino alla progressione di malattia. Quattro pazienti, pari al 17%, hanno avuto una risposta parziale e 2 hanno avuto una malattia stabile, con un tasso di beneficio clinico del 26%; di queste sei pazienti, quattro avevano un carcinoma mammario lobulare invasivo triplo negativo. Mentre il carboplatino da solo non ha portato a cambiamenti significativi nella composizione delle cellule immunitarie, l’aggiunta di un anti-PD-L1 ha indotto un aumento dell’infiltrazione delle cellule T CD8+ e una maggiore espressione delle firme geniche immuno-correlate. «Lo studio GELATO è il primo studio clinico condotto specificamente in pazienti con carcinoma mammario lobulare invasivo che sia basato su un’ipotesi fondata su dati preclinici e traslazionali», scrivono gli autori. «Si tratta di uno studio clinico specifico per il carcinoma mammario lobulare invasivo metastatico, un sottotipo di carcinoma mammario difficile da trattare, che dimostra come la combinazione di carboplatino e anti-PD-L1 induca risposte cliniche e immunologiche in un sottogruppo di pazienti con questo tipo di tumore. La maggior parte delle risposte è stata osservata in pazienti con carcinoma mammario lobulare invasivo triplo negativo, evidenziando che le pazienti con carcinoma mammario triplo negativo dovrebbero essere considerate per un trattamento che preveda il blocco del checkpoint immunitario indipendentemente dal sottotipo istologico. Il nostro lavoro apre perciò la strada a studi clinici specifici per il carcinoma mammario lobulare invasivo che sono da ritenere molto necessari», concludono gli autori.