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Una metanalisi sulla chemioterapia con antracicline e taxani nel tumore mammario in stadio precoce

I regimi con antracicline e taxani sono tra i più efficaci nel ridurre le recidive e la mortalità del tumore mammario, e a dosi ottimali procurano benefici maggiori

Un’ampia meta-analisi degli studi randomizzati che hanno confrontato regimi di taxani con o senza antracicline, recentemente pubblicata su The Lancet, conferma che nelle donne con carcinoma mammario in stadio iniziale ad alto rischio di recidiva la combinazione di antracicline e taxani ottiene maggiori benefici rispetto a entrambi i farmaci assunti singolarmente.

Questa meta-analisi collaborativa include i dati individuali di oltre 100.000 donne coinvolte in 86 studi chemioterapici con antracicline e taxani. Nonostante i regimi a base di antracicline e taxani siano considerati la chemioterapia adiuvante più efficace per il tumore alla mammella allo stadio iniziale, riducendo il rischio annuo di morte di almeno un terzo rispetto all’assenza di chemioterapia, non è stato ancora individuato il regime ottimale. Infatti i benefici dei regimi chemioterapici devono superare eventuali effetti collaterali a breve e lungo termine. Negli studi iniziali sono stati riportati rischi di leucemia mieloide acuta e di insufficienza cardiaca. Questi erano sostanzialmente dovuti alla concomitante somministrazione di ciclofosfamide, nota per il suo potenziale leucemogeno e, di conseguenza, vi è ancora oggi una diffusa tendenza a ridurre il trattamento, con implementazione di schemi di terapia senza antraciclina nella pratica clinica, ad esempio quattro o sei cicli di docetaxel e ciclofosfamide, nonostante risultati contrastanti provenienti dai singoli studi randomizzati.

Questa meta-analisi aiuta a fugare i dubbi di clinici e pazienti, dimostrando che i regimi di antracicline e taxani con una dose cumulativa ottimale sono tra i più efficaci nel ridurre il rischio di ripresa di malattia. La riduzione proporzionale delle recidive con la chemioterapia a base di taxani più antraciclina è simile nella malattia indipendentemente dallo stato dei recettori ormonali, dell’età, dello stato linfonodale e della dimensione o grado del tumore.

Questa meta-analisi inoltre evidenzia che trattare 1000 donne con antracicline e taxani causerebbe uno o due casi di leucemia mieloide acuta, nettamente meno di quanto evidenziato da studi precedenti. «Il gran numero di studi disponibili in questa meta-analisi dimostra in modo affidabile come antracicline e taxani riducono significativamente le recidive e la mortalità nel tumore mammario rispetto ai regimi con taxani senza antraciclina», scrivono gli autori. «Ciò sfida l’attuale tendenza nella pratica clinica verso la chemioterapia senza antracicline, in particolare i regimi più brevi, come quattro cicli di docetaxel-ciclofosfamide: questa e le precedenti meta-analisi dell’Early Breast Cancer Trialists’ Collaborative Group forniscono una base di prove affidabile per aiutare nelle decisioni terapeutiche individuali, per le linee guida cliniche e nella progettazione di futuri studi clinici», concludono gli autori.

Una metanalisi sulla chemioterapia con antracicline e taxani nel tumore mammario in stadio precoce

I regimi con antracicline e taxani sono tra i più efficaci nel ridurre le recidive e la mortalità del tumore mammario, e a dosi ottimali procurano benefici maggiori

Un’ampia meta-analisi degli studi randomizzati che hanno confrontato regimi di taxani con o senza antracicline, recentemente pubblicata su The Lancet, conferma che nelle donne con carcinoma mammario in stadio iniziale ad alto rischio di recidiva la combinazione di antracicline e taxani ottiene maggiori benefici rispetto a entrambi i farmaci assunti singolarmente.

Questa meta-analisi collaborativa include i dati individuali di oltre 100.000 donne coinvolte in 86 studi chemioterapici con antracicline e taxani. Nonostante i regimi a base di antracicline e taxani siano considerati la chemioterapia adiuvante più efficace per il tumore alla mammella allo stadio iniziale, riducendo il rischio annuo di morte di almeno un terzo rispetto all’assenza di chemioterapia, non è stato ancora individuato il regime ottimale. Infatti i benefici dei regimi chemioterapici devono superare eventuali effetti collaterali a breve e lungo termine. Negli studi iniziali sono stati riportati rischi di leucemia mieloide acuta e di insufficienza cardiaca. Questi erano sostanzialmente dovuti alla concomitante somministrazione di ciclofosfamide, nota per il suo potenziale leucemogeno e, di conseguenza, vi è ancora oggi una diffusa tendenza a ridurre il trattamento, con implementazione di schemi di terapia senza antraciclina nella pratica clinica, ad esempio quattro o sei cicli di docetaxel e ciclofosfamide, nonostante risultati contrastanti provenienti dai singoli studi randomizzati.

Questa meta-analisi aiuta a fugare i dubbi di clinici e pazienti, dimostrando che i regimi di antracicline e taxani con una dose cumulativa ottimale sono tra i più efficaci nel ridurre il rischio di ripresa di malattia. La riduzione proporzionale delle recidive con la chemioterapia a base di taxani più antraciclina è simile nella malattia indipendentemente dallo stato dei recettori ormonali, dell’età, dello stato linfonodale e della dimensione o grado del tumore.

Questa meta-analisi inoltre evidenzia che trattare 1000 donne con antracicline e taxani causerebbe uno o due casi di leucemia mieloide acuta, nettamente meno di quanto evidenziato da studi precedenti. «Il gran numero di studi disponibili in questa meta-analisi dimostra in modo affidabile come antracicline e taxani riducono significativamente le recidive e la mortalità nel tumore mammario rispetto ai regimi con taxani senza antraciclina», scrivono gli autori. «Ciò sfida l’attuale tendenza nella pratica clinica verso la chemioterapia senza antracicline, in particolare i regimi più brevi, come quattro cicli di docetaxel-ciclofosfamide: questa e le precedenti meta-analisi dell’Early Breast Cancer Trialists’ Collaborative Group forniscono una base di prove affidabile per aiutare nelle decisioni terapeutiche individuali, per le linee guida cliniche e nella progettazione di futuri studi clinici», concludono gli autori.