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Un test genomico per la scelta della chemioterapia adiuvante nel tumore mammario precoce

Oncotype DX aiuta a ridurre il disaccordo nelle raccomandazioni di chemioterapia adiuvante nel tumore alla mammella di stadio precoce

La terapia endocrina adiuvante è molto efficace nelle donne con carcinoma mammario in stadio iniziale e il processo decisionale comporta l’integrazione di informazioni prognostiche e predittive che si basano sul giudizio del medico e che possono portare a raccomandazioni discordanti. Oncotype DX, un test che indica uno score di recidiva basandosi sull’analisi di 21 geni ed è ampiamente utilizzato come test genomico, può aumentare la concordanza nelle raccomandazioni sulla chemioterapia adiuvante, come dimostrato da un recente studio su NPJ Breast Cancer.

I test genomici possono aiutare a identificare i pazienti in cui la chemioterapia adiuvante può essere risparmiata in modo sicuro e Oncotype DX fornisce informazioni prognostiche indipendenti dalle caratteristiche clinicopatologiche, prevedendo il beneficio della chemioterapia in pazienti con carcinoma mammario linfonodo-negativo e linfonodo-positivo in fase iniziale. Nello studio, gli autori hanno selezionato da un database istituzionale 30 pazienti con carcinoma mammario ER +/HER2- in fase iniziale e con lo score di recidiva (RS) disponibile; poi hanno chiesto a 16 oncologi con diversi anni di pratica clinica nel carcinoma mammario in Italia e negli Stati Uniti di fornire raccomandazioni per l’aggiunta della chemioterapia alla terapia endocrina e il loro grado di fiducia nella raccomandazione due volte: la prima, sulla sola base delle caratteristiche clinicopatologiche (pre-RS), poi con il risultato RS disponibile (post-RS). Pre-RS, il tasso medio di raccomandazione della chemioterapia è risultato del 50,8% ed è più alto tra i giovani medici, ma simile fra i diversi Paesi. Gli oncologi sono incerti nel 39% dei casi e le raccomandazioni sono discordanti nel 27% dei casi. Dopo la RS, il 30% dei medici cambia raccomandazione, l’incertezza scende al 5,6% e la discordanza scende al 7%. L’interpretazione delle sole caratteristiche clinicopatologiche per raccomandare la chemioterapia adiuvante invece comporta raccomandazioni discordanti in 1 caso su 4 e anche un’incertezza del medico relativamente elevata. «Oncotype DX ha aumentato significativamente la fiducia dei medici nelle raccomandazioni della chemioterapia adiuvante: oltre al suo ruolo riconosciuto e consolidato nella messa a punto delle indicazioni terapeutiche, riduce le differenze nella scelta del trattamento tra gli oncologi, che spesso danno raccomandazioni discordanti in assenza di un test genomico», dicono gli autori. «Questo è un aspetto molto prezioso, perché garantisce cure omogenee ai pazienti a prescindere dall’ospedale a cui fanno riferimento: un tale risultato è di ancora maggior rilievo oggi, quando i pazienti chiedono spesso una seconda opinione. Questi risultati si aggiungono a un’ampia letteratura che supporta l’impiego di test genomici per determinare l’uso di chemioterapia adiuvante, incoraggiando una maggiore implementazione di questi test nella pratica clinica», concludono gli autori.

Un test genomico per la scelta della chemioterapia adiuvante nel tumore mammario precoce

Oncotype DX aiuta a ridurre il disaccordo nelle raccomandazioni di chemioterapia adiuvante nel tumore alla mammella di stadio precoce

La terapia endocrina adiuvante è molto efficace nelle donne con carcinoma mammario in stadio iniziale e il processo decisionale comporta l’integrazione di informazioni prognostiche e predittive che si basano sul giudizio del medico e che possono portare a raccomandazioni discordanti. Oncotype DX, un test che indica uno score di recidiva basandosi sull’analisi di 21 geni ed è ampiamente utilizzato come test genomico, può aumentare la concordanza nelle raccomandazioni sulla chemioterapia adiuvante, come dimostrato da un recente studio su NPJ Breast Cancer.

I test genomici possono aiutare a identificare i pazienti in cui la chemioterapia adiuvante può essere risparmiata in modo sicuro e Oncotype DX fornisce informazioni prognostiche indipendenti dalle caratteristiche clinicopatologiche, prevedendo il beneficio della chemioterapia in pazienti con carcinoma mammario linfonodo-negativo e linfonodo-positivo in fase iniziale. Nello studio, gli autori hanno selezionato da un database istituzionale 30 pazienti con carcinoma mammario ER +/HER2- in fase iniziale e con lo score di recidiva (RS) disponibile; poi hanno chiesto a 16 oncologi con diversi anni di pratica clinica nel carcinoma mammario in Italia e negli Stati Uniti di fornire raccomandazioni per l’aggiunta della chemioterapia alla terapia endocrina e il loro grado di fiducia nella raccomandazione due volte: la prima, sulla sola base delle caratteristiche clinicopatologiche (pre-RS), poi con il risultato RS disponibile (post-RS). Pre-RS, il tasso medio di raccomandazione della chemioterapia è risultato del 50,8% ed è più alto tra i giovani medici, ma simile fra i diversi Paesi. Gli oncologi sono incerti nel 39% dei casi e le raccomandazioni sono discordanti nel 27% dei casi. Dopo la RS, il 30% dei medici cambia raccomandazione, l’incertezza scende al 5,6% e la discordanza scende al 7%. L’interpretazione delle sole caratteristiche clinicopatologiche per raccomandare la chemioterapia adiuvante invece comporta raccomandazioni discordanti in 1 caso su 4 e anche un’incertezza del medico relativamente elevata. «Oncotype DX ha aumentato significativamente la fiducia dei medici nelle raccomandazioni della chemioterapia adiuvante: oltre al suo ruolo riconosciuto e consolidato nella messa a punto delle indicazioni terapeutiche, riduce le differenze nella scelta del trattamento tra gli oncologi, che spesso danno raccomandazioni discordanti in assenza di un test genomico», dicono gli autori. «Questo è un aspetto molto prezioso, perché garantisce cure omogenee ai pazienti a prescindere dall’ospedale a cui fanno riferimento: un tale risultato è di ancora maggior rilievo oggi, quando i pazienti chiedono spesso una seconda opinione. Questi risultati si aggiungono a un’ampia letteratura che supporta l’impiego di test genomici per determinare l’uso di chemioterapia adiuvante, incoraggiando una maggiore implementazione di questi test nella pratica clinica», concludono gli autori.

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