I risultati di un’analisi primaria dello studio INAVO120, presentati durante l’ultimo San Antonio Breast Cancer Symposium, mostrano che la combinazione di inavosilib con palbociclib e fulvestrant potrebbe diventare un nuovo standard di cura per il carcinoma mammario HR+/HER2- avanzato resistente alla terapia endocrina e mutato nel gene PIK3CA.
Lo studio INAVO 120 è un trial di fase III randomizzato, in doppio cieco, placebo-controllato che ha valutato inavosilib o placebo in aggiunta a palbociclib e fulvestrant in 325 pazienti con carcinoma mammario HR+/HER2 localmente avanzato o metastatico con mutazione PIK3CA, con recidive comparse durante o entro 12 mesi dalla terapia endocrina adiuvante. Lo sviluppo di una resistenza al trattamento combinato con inibitori di CDK4/6 e terapia endocrina è quasi inevitabile, pertanto è necessario individuare strategie terapeutiche aggiuntive. L’analisi primaria del trial INAVO120 ha mostrato un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo nella sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS) valutata dallo sperimentatore, che costituisce l’endpoint primario dello studio: ad un follow-up mediano di 21,3 mesi , la PFS mediana è risultata di 15 mesi nel gruppo di pazienti trattate con inavolisib e di 7,3 mesi nel braccio placebo; la PFS mediana nel gruppo di pazienti trattate con inavolisib a 6, 12 e 18 mesi è stata rispettivamente di 82,9%, 55,9% e 46,1% rispetto ai corrispettivi 55,9%, 32,6% e 21,1% nel braccio placebo. Anche la sopravvivenza globale intermedia, il tasso di risposta globale e il tasso di beneficio clinico sono risultati più elevati e i benefici sono stati osservati in tutti i sottogruppi di pazienti, comprese le pazienti di età inferiore a 65 anni, le donne in pre e post-menopausa e quelle con o senza malattia viscerale o metastasi epatiche al momento dell’arruolamento nello studio. «Gli inibitori PI3Kα fino ad oggi hanno comportato diverse sfide in termini di sicurezza e tollerabilità. Inavolisib è un inibitore PI3Kα altamente potente e selettivo che promuove anche la degradazione della subunità mutata p110α, elemento che ne può migliorare la finestra terapeutica», ha concluso l’autrice principale, Komal Laveri del Memorial Sloan Kettering Cancer Center.
I risultati di un’analisi primaria dello studio INAVO120, presentati durante l’ultimo San Antonio Breast Cancer Symposium, mostrano che la combinazione di inavosilib con palbociclib e fulvestrant potrebbe diventare un nuovo standard di cura per il carcinoma mammario HR+/HER2- avanzato resistente alla terapia endocrina e mutato nel gene PIK3CA.
Lo studio INAVO 120 è un trial di fase III randomizzato, in doppio cieco, placebo-controllato che ha valutato inavosilib o placebo in aggiunta a palbociclib e fulvestrant in 325 pazienti con carcinoma mammario HR+/HER2 localmente avanzato o metastatico con mutazione PIK3CA, con recidive comparse durante o entro 12 mesi dalla terapia endocrina adiuvante. Lo sviluppo di una resistenza al trattamento combinato con inibitori di CDK4/6 e terapia endocrina è quasi inevitabile, pertanto è necessario individuare strategie terapeutiche aggiuntive. L’analisi primaria del trial INAVO120 ha mostrato un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo nella sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS) valutata dallo sperimentatore, che costituisce l’endpoint primario dello studio: ad un follow-up mediano di 21,3 mesi , la PFS mediana è risultata di 15 mesi nel gruppo di pazienti trattate con inavolisib e di 7,3 mesi nel braccio placebo; la PFS mediana nel gruppo di pazienti trattate con inavolisib a 6, 12 e 18 mesi è stata rispettivamente di 82,9%, 55,9% e 46,1% rispetto ai corrispettivi 55,9%, 32,6% e 21,1% nel braccio placebo. Anche la sopravvivenza globale intermedia, il tasso di risposta globale e il tasso di beneficio clinico sono risultati più elevati e i benefici sono stati osservati in tutti i sottogruppi di pazienti, comprese le pazienti di età inferiore a 65 anni, le donne in pre e post-menopausa e quelle con o senza malattia viscerale o metastasi epatiche al momento dell’arruolamento nello studio. «Gli inibitori PI3Kα fino ad oggi hanno comportato diverse sfide in termini di sicurezza e tollerabilità. Inavolisib è un inibitore PI3Kα altamente potente e selettivo che promuove anche la degradazione della subunità mutata p110α, elemento che ne può migliorare la finestra terapeutica», ha concluso l’autrice principale, Komal Laveri del Memorial Sloan Kettering Cancer Center.