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La terapia del tumore mammario con inibitori PARP, efficacia e futuro della ricerca

Una nuova review di ricercatori italiani riassume le evidenze di efficacia dei PARP inibitori, focalizzandosi sulle possibili nuove applicazioni e sul futuro della ricerca clinica con questi farmaci

Un’importante review, frutto della collaborazione tra ricercatori italiani e statunitensi e recentemente pubblicata su Jama Oncology, approfondisce le evidenze di efficacia degli inibitori di PARP nel trattamento del tumore mammario. Lo studio sottolinea non solo l’utilizzo attuale di questi farmaci per i pazienti con carcinoma mammario associato a mutazioni BRCA1/2 in linea germinale (gBRCA1/2), ma anche le promettenti applicazioni future.

Olaparib, introdotto nel 2014, è stato il primo inibitore di PARP approvato e destinato a pazienti con tumore ovarico avanzato. Questo ha segnato l’inizio dell’adozione degli inibitori di PARP, che ora includono altri tre farmaci approvati per vari tipi di cancro. Recentemente, l’olaparib ha trovato applicazione anche in terapia adiuvante per pazienti con carcinoma mammario HER2 negativo ad alto rischio di recidiva e con mutazioni germinali di BRCA1/2.

Le ricerche indicano che i benefici degli inibitori di PARP vanno oltre il trattamento del carcinoma mammario metastatico con mutazioni germinali BRCA1/2, estendendosi anche a pazienti con mutazioni BRCA1/2 somatiche e alterazioni di PALB2 in linea germinale. Questi farmaci hanno dimostrato efficacia sia in contesto metastatico che adiuvante. Nonostante i vantaggi, la resistenza agli inibitori di PARP è un fenomeno frequente, con risposte a lungo termine meno comuni rispetto ad altri tumori, come il cancro ovarico. Diverse sono le strategie attualmente al vaglio per superare tale resistenza, inclusi lo sviluppo di nuovi inibitori di PARP e l’adozione di strategie di combinazione innovative.

In particolare, gli inibitori selettivi di PARP1, che riducono gli effetti collaterali ematologici legati al blocco di PARP2, rappresentano una promettente opportunità di combinazione con chemioterapia, farmaci anticorpo-coniugati e altre terapie mirate. Tuttavia, molte domande rimangono senza risposta, e gli autori della review enfatizzano la necessità di futuri studi per identificare biomarcatori predittivi di risposta, integrare questi farmaci nel trattamento del tumore mammario nelle sue diverse fasi, e sviluppare nuove strategie per superare i meccanismi di resistenza.

In questo scenario, è cruciale l’integrazione degli sforzi traslazionali nelle sperimentazioni cliniche per caratterizzare il profilo omico dei tumori e sviluppare modelli preclinici per indagini terapeutiche. Parallelamente, lo sviluppo di nuovi farmaci con migliori profili di sicurezza potrebbe significativamente avanzare la ricerca di nuove combinazioni terapeutiche.

La terapia del tumore mammario con inibitori PARP, efficacia e futuro della ricerca

Una nuova review di ricercatori italiani riassume le evidenze di efficacia dei PARP inibitori, focalizzandosi sulle possibili nuove applicazioni e sul futuro della ricerca clinica con questi farmaci

Un’importante review, frutto della collaborazione tra ricercatori italiani e statunitensi e recentemente pubblicata su Jama Oncology, approfondisce le evidenze di efficacia degli inibitori di PARP nel trattamento del tumore mammario. Lo studio sottolinea non solo l’utilizzo attuale di questi farmaci per i pazienti con carcinoma mammario associato a mutazioni BRCA1/2 in linea germinale (gBRCA1/2), ma anche le promettenti applicazioni future.

Olaparib, introdotto nel 2014, è stato il primo inibitore di PARP approvato e destinato a pazienti con tumore ovarico avanzato. Questo ha segnato l’inizio dell’adozione degli inibitori di PARP, che ora includono altri tre farmaci approvati per vari tipi di cancro. Recentemente, l’olaparib ha trovato applicazione anche in terapia adiuvante per pazienti con carcinoma mammario HER2 negativo ad alto rischio di recidiva e con mutazioni germinali di BRCA1/2.

Le ricerche indicano che i benefici degli inibitori di PARP vanno oltre il trattamento del carcinoma mammario metastatico con mutazioni germinali BRCA1/2, estendendosi anche a pazienti con mutazioni BRCA1/2 somatiche e alterazioni di PALB2 in linea germinale. Questi farmaci hanno dimostrato efficacia sia in contesto metastatico che adiuvante. Nonostante i vantaggi, la resistenza agli inibitori di PARP è un fenomeno frequente, con risposte a lungo termine meno comuni rispetto ad altri tumori, come il cancro ovarico. Diverse sono le strategie attualmente al vaglio per superare tale resistenza, inclusi lo sviluppo di nuovi inibitori di PARP e l’adozione di strategie di combinazione innovative.

In particolare, gli inibitori selettivi di PARP1, che riducono gli effetti collaterali ematologici legati al blocco di PARP2, rappresentano una promettente opportunità di combinazione con chemioterapia, farmaci anticorpo-coniugati e altre terapie mirate. Tuttavia, molte domande rimangono senza risposta, e gli autori della review enfatizzano la necessità di futuri studi per identificare biomarcatori predittivi di risposta, integrare questi farmaci nel trattamento del tumore mammario nelle sue diverse fasi, e sviluppare nuove strategie per superare i meccanismi di resistenza.

In questo scenario, è cruciale l’integrazione degli sforzi traslazionali nelle sperimentazioni cliniche per caratterizzare il profilo omico dei tumori e sviluppare modelli preclinici per indagini terapeutiche. Parallelamente, lo sviluppo di nuovi farmaci con migliori profili di sicurezza potrebbe significativamente avanzare la ricerca di nuove combinazioni terapeutiche.